[RPG Riflessioni] RPG e il compromesso: conciliabili?

Da un'attenta analisi della situazione attuale e di quella passata, delle proposte per il futuro e dei propositi per renderlo "più vicino" di quanto non si pensi, ho ravvisato - come molti - la carenza di idee e di solidità dei progetti. Problemi che, ho notato, si è frequentemente usi a risolvere facendo un "balzo indietro". Della serie: hai un problema? Sacrifica un agnello grasso al tuo Dio.
Il mondo dei "gruppi", in Habbo, ha conosciuto il suo periodo d'oro. Le guerre erano all'ordine del giorno, le invasioni e le distruzioni anche, quindi c'era una proiezione esterna che da sola bastava a motivare e a fare amalgama, all'interno dei gruppi. Ma non solo: le attività, anche interne, prevedevano un coinvolgimento maggiore delle unità, si coltivava lo spirito di gruppo facendo leva sull'instaurarsi del rapporti personali e tutto andava per il verso giusto, anche in considerazione del fatto che i "vecchi gruppi", ancora oggi, sono ricordati con sentimento di rimpianto. E la paga non era a grandi linee prevista.
Col tempo, il "silenzio" ha cominciato a dilagare nelle basi: più e più unità impiegate dinanzi ai banconi di arruolamento, con un addetto alla vigilanza pronto a richiamare i sottoposti. Con rapporti personali ormai prossimi allo zero se non nelle strette cerchie di vertice, l'unica ragione che spingeva l'utente medio ad arruolarsi era il credito, che il più delle volte si rilevava un miraggio. Girovagando, intrattenendomi con gli "omini" impiegati nelle varie basi e venendo considerato "strano" perché non abituati a un simile rapporto di ilarità mi ha fatto capire che il tanto abusato termine di "alienazione" in senso marxista stava andando concretizzandosi e dilagando, con mio profondo rammarico.
Poi, un bel giorno, qualcuno ha scoperto il role-play gaming e nuovamente Habbo è tornato ad essere la terra promessa dei giovani di belle speranze. Mondi incredibili e intere città sono apparse in lungo e in largo, e innumerevoli le attività proposte. L'RPG sarebbe diventato, di lì a poco, la meta da raggiungere in Habbo, più per l'alto tasso di innovazione che per altro.
Ma poi sorge il problema: ma se siamo l'unico RPG, come facciamo a divertirci?
E qui partiamo con un'analisi ancora più approfondita della questione, che per molti versi tocca aspetti a tratti sociologici. L'evoluzione, dai club agli RPG, è dettata da un diverso livello di forza d'attrazione: dai club votati alla guerra, con energie motivazionali "centrifughe" portate quindi ad "uscire" dalle sedi, agli RPG nati per essere mossi da energie "centripete", con l'attenzione rivolta verso le risorse di un "sottomondo" che non permette - e non deve permettere - l'uscita di risorse, pena il calo di immedesimazione nel "ruolo" che si è deciso di ricoprire. Ciò, ovviamente, permette solo certi tipi di compatibilità con altri RPG similari per tema, proprio perché la "svendita" dei rapporti che andrebbero a crearsi rischierebbero di "svilire" la natura stessa dell'RPG creato.
La scelta dell'innovazione, pertanto, prevede NON che il nemico, il focus dell'attenzione, sia esterno al mondo, ma incluso, costituendone parte integrante. Quindi, l'RPG perfetto si occupa non di stabilire "a monte" i legami e gli schieramenti, ma di lasciarli sviluppare proponendo alternative, proponendo "ispirazione".
Parlando con il buon Forrest87, mio coetaneo che ammiro sia per il coraggio avuto nel realizzare quell'universo che per l'incredibile vena artistica mostrata, sono emersi diversi punti in comune sulla "visione" della situazione attuale, venendo tuttavia a palesarsi una differente concezione sul "da farsi" attuale.
Forrest87, così come il nostro Don, ha manifestato l'intenzione di "fare un passo indietro" mantenendo si l'RPG, ma venendo a introdurre l'antiquato concetto di base per permettere la realizzazione di una "base comune" sulla quale realizzare degli scontri con i club esistenti e in attività. Quindi, stando a quanto tratto sia dal Debate Time che dal dialogo avuto con Forrest87, è apparso "sufficiente" disporre i furni in un dato modo per dare una svolta ad Habbo. Una scelta, a mio avviso, che per quanto possa rivelarsi utile sotto il profilo dello stretto divertimento, appare "aliena" a chi, come me, DA SEMPRE ha creduto nella funzione del ruolo, anni e anni prima che venisse introdotto il role-play gaming. Ma ci sta, le scelte del Don sono le scelte di tutti e ci adeguiamo per amore della nostra Famiglia, ma non dobbiamo perdere di vista il nostro vero obiettivo: creare dinamiche "interne" al nostro RPG, necessariamente dovendo tralasciare, proprio in funzione dell'"immersività", il rapporto con gli altri universi.
Griderà alla blasfemia, probabilmente, quello che penserà che la scelta di "chiusura" verso l'esterno sia l'antigaming per eccellenza, ma così è e deve essere se si parla di RPG. Essere attaccato, io facente parte di un'organizzazione criminale, da un clan vichingo INEVITABILMENTE mi porta fuori dal "ruolo", per ciò venendo a crearsi una contraddizione sostanziale tra quello che "sono" e quello che "devo fare", facendo venire meno l'essenza stessa del nostro stile di gioco.

Questo articolo, e voglio che sia chiaro, è solo la trasposizione di mie personalissime riflessioni che non si tradurranno in minore impegno o dedizione. Per Moschetto la Nitti è l'ultima spiaggia, l'ultimo atto di una vita passata a conoscere persone meravigliose. Nel ribadire il mio impegno per la realizzazione del NOSTRO mondo, ci tengo a dire che tra qualche mese terminerò la mia vita di habbino, spirando "da Nitti" nel ricordo di quel che è stato.

Fedeltà al Don, al Vor e alla Famiglia tutta.




Volkov